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Aspettando Godot… allora preferisco i ravanelli rosa!

L’altro giorno mi son trovata casualmente a sfogliare il libricino di Beckett, “Aspettando Godot”, che con la sua copertina rossa ha attirato prepotentemente la mia attenzione, nonostante fosse diligentemente incastrato tra due libri di più grossa stazza nella libreria.
Aprendolo a caso, ho iniziato a leggere questo passo del primo atto.
Al di là del piccolo intramezzo di spicciola gastronomia di strada
( la pretesa di mangiare carote, nonostante le ristrettezze mettessero a disposizione solo ravanelli o rape),
che gli da posto qui in questa rubrica,
porta a riflettere sul senso delle cose e di come i punti di vista siano spesso diversi nonostante le necessità oppure…
è semplicemente solo una commedia!

VLADIMIRO L’altra. (Estragone gli dà la stessa gamba). L’altra, ti dico! (Ripete la manovra con l’altra gamba) Vedi la piaga che si sta infettando?

ESTRAGONE E con questo?

VLADIMIRO Dove hai messo le scarpe?

ESTRAGONE Le avrò gettate via.

VLADIMIRO Quando?

ESTRAGONE Non lo so.

VLADIMIRO Perché?

ESTRAGONE Non mi ricordo.

VLADIMIRO No, voglio dire perché le hai gettate via?

ESTRAGONE Mi facevano male.

VLADIMIRO (indicandogli le scarpe) Guardale là. (Estragone guarda le scarpe). Nel posto preciso dove le hai posate ieri sera.

ESTRAGONE (Si avvicina alle scarpe, si china, le scruta da vicino) Non sono le mie.

VLADIMIRO Non sono le tue!

ESTRAGONE Le mie erano nere. Queste sono gialle.

VLADIMIRO Sei sicuro che le tue erano nere?

ESTRAGONE Insomma, erano grigie.

VLADIMIRO E queste sono gialle? Fa’ vedere.

ESTRAGONE (alzando una scarpa) BÈ, sono verdastre.

VLADIMIRO (avvicinandosi) Fa’ vedere. (Estragone gli dà la scarpa. Vladimiro la guarda, la getta via con rabbia) Questa poi!

ESTRAGONE Vedi, queste sono tutte…

VLADIMIRO Comincio a capire. Sí, ho capito cosa è successo.

ESTRAGONE Queste sono tutte…

VLADIMIRO È semplice come l’ABC. E’ passato qualcuno che ha preso le tue e t’ha lasciato le sue.

ESTRAGONE Perché?

VLADIMIRO Le sue non gli andavano bene. E cosí ha preso le tue.

ESTRAGONE Ma le mie erano troppo strette.

VLADIMIRO Per te. Per lui no.

ESTRAGONE Sono stanco. (Pausa). Andiamocene.

VLADIMIRO Non si può.

ESTRAGONE Perché?

VLADIMIRO Aspettiamo Godot.

ESTRAGONE Già, è vero. (Pausa). Allora come si fa?

VLADIMIRO Non c’è nulla da fare.

ESTRAGONE Ma io non ne posso piú.

VLADIMIRO Vuoi un ravanello?

ESTRAGONE Non c’è altro?

VLADIMIRO Ci sono ravanelli e rape.

ESTRAGONE Piú niente carote?

VLADIMIRO No. E poi non esagerare, con le carote.

ESTRAGONE Allora dammi un ravanello.

(Vladimiro si fruga in tasca, non trova altro che rape, estrae finalmente un ravanello, e lo dà a Estragone, che lo esamina, lo annusa) E’ nero!

VLADIMIRO E’ un ravanello.

ESTRAGONE Sai bene che mi piacciono solo quelli rosa!

VLADIMIRO Allora non lo vuoi?

ESTRAGONE Mi piacciono solo quelli rosa!

VLADIMIRO Allora restituiscimelo.

ESTRAGONE (restituendoglielo) Vado a cercare una carota. (Non si muove).

VLADIMIRO Tutto questo comincia a non aver piú senso.

ESTRAGONE Ne ha ancora troppo.

Tratto da “Aspettando Godot” di Samuel Beckett – 1952

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