Lo zenzero e il coraggio
Zenzero
Stamattina quando il nonno di Geeta è venuto al negozio, ogni vivacità sparita dal suo passo, non mi ha parlato di lei. Ma l’espressione del viso era tutta una domanda. Non è ancora e Quando andrà.
Perciò questa sera mi preparo con lo zenzero alla mia prima incursione in America.
Perché lo sapete, quando mi risvegliai in questa terra, la bottega si trovava già intorno a me col suo guscio solido e protettivo. Anche le spezie mi attorniavano, pareti di profumi e di voci. E poi un altro guscio ancora, questo corpo di vecchia le cui rughe mi premevano addosso. Una scorza dentro l’altra dentro l’altra e al centro di tutto il mio cuore, palpitante come un uccello.
Oggi aprirò le ali, forse per spezzare tutti i gusci ed emergere negli spazi infiniti del mondo esterno. L’idea mi spaventa un po’. Devo ammetterlo.
E quindi ricorro all’aiuto dello zenzero.
Radice di contorta saggezza, ada chiuso nella buccia di lamina bruna, aiutami in questo mio tentativo. Soppeso sul palmo della mano la tua chiazzata solidità. Ti lavo tre volte in acqua e calce. Ti affetto sottile e trasparente quanto la cortina tra la veglia e il sogno.
Adrak, zenzero stai con me.
Lascio cadere le fettine in una pentola d’acqua bollente, le guardo affondare e riaffiorare in lenti vortici. Come le vite trascinate dalla ruota del karma. Il vapore riempie la cucina, mi aderisce denso e nebbioso alle ciglia per cui mi è difficile vedere. Vapore e odore selvatico simile a quello del bambù spezzato e masticato, un odore che resterà a lungo tra le pieghe del mio sari.
Zenzero dorato usato dal guaritore Charakper riaccendere la fiamma della vita che brucia lenta nel ventre, scorri con il tuo vivido ardore su per le mie vene indolenti. Là fuori l’America si avventa contro le pareti della bottega, e chiama con la sua voce fatta di tante lingue. Dammi la forza per rispondere.
La maga delle spezie (p.109-110 ) Chitra Banerjee Divakaruni- EDIZIONE SUPER ET 1997